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MUSEI IN VALIGIA
Il CAM all’inaugurazione del ventesimo anno accademico Università in carcere
“Avendo una carcerazione lunga davanti a me, l’idea di essere recluso 22 ore su 24 senza possibilità di svolgere alcuna attività, mi avrebbe alienato e distrutto. Un’alienazione che avrebbe senza dubbio distrutto la mia anima, ma che è stata neutralizzata dalla possibilità di studiare e lavorare: ho potuto riacquisire così la mia dignità e punti di riferimento utili per il mio percorso personale. I nostri errori ci hanno resi incivili, ma studiare e lavorare ci riportano sotto la luce giusta della civiltà e ci dimostrano che noi siamo ben altro rispetto alla nostra azione”.
Le parole pronunciate da uno degli studenti detenuti durante la cerimonia d'inaugurazione del ventesimo anno accademico in carcere, lo scorso 12 maggio 2023, racchiudono il senso e il valore dell’impegno che ha portato i Musei di Ateneo ad uscire dalle proprie sale per esporre alcuni dei loro reperti presso la Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova.
L'iniziativa si inserisce nel più ampio Progetto Università in Carcere, che da due decenni permette ai detenuti di conseguire un titolo di studio accademico e di beneficiare di attività ed esperienze extracurricolari, ai fini di sviluppare nuove conoscenze e competenze. Coordinato dalla professoressa Francesca Vianello, il progetto si rivolge attualmente a più di sessanta detenuti, cui offre l'opportunità di acquisire strumenti utili per un futuro reinserimento in una società che muta.
Come studenti dell’Università, come cittadini e come persone, i detenuti sono eredi del patrimonio e godono del diritto di conoscerlo e fruirne. Da qui l'invito, o meglio la sfida rivolta al CAM dal Gruppo di Lavoro del Progetto Università in Carcere: portare le collezioni di Ateneo nel luogo in cui le persone stanno, perché non possono stare in un altro luogo. Un cambiamento di prospettiva, per superare le barriere che precludono il godimento della scienza e dell’arte, andando incontro a chi non può venire al museo: ecco allora che i Musei stessi si mettono in viaggio per raggiungere i loro pubblici.
I materiali da portare in carcere, selezionati dai conservatori in quanto identificativi delle collezioni, adatti ai prefissi obiettivi didattici di presentazione del patrimonio nonché, naturalmente, trasportabili, sono stati organizzati all'interno di un'esposizione articolata in nove postazioni, ciascuna rappresentante uno dei nove musei partecipanti all'iniziativa. L'allestimento è stato realizzato sui banchi scolastici, che i detenuti utilizzano quotidianamente per le proprie lezioni. A collegare le diverse postazioni il tema della valigia, che si rifà a un'idea già sperimentata da alcuni musei universitari con finalità didattiche presso le scuole: la valigia non risulta soltanto funzionale al trasporto degli oggetti, ma narra di una disponibilità, di un’attenzione, di una capacità di cambiare i propri paradigmi e di mettere al centro la persona. Di riconoscere quella dignità che va recuperata, con ogni mezzo: anche grazie alla forza di comunicazione universale, che solo il patrimonio culturale possiede.