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8 marzo 2021
Dalle Donne del CAM un omaggio per tutte le Donne
Per festeggiare l'8 marzo noi Donne del CAM vogliamo regalarvi uno sguardo speciale sul patrimonio dell'Ateneo. Le nostre parole, le nostre esperienze, la scienza e le emozioni, ma soprattutto la passione che ci accomuna tutte nel nostro quotidiano confrontarci con un patrimonio multiforme e affascinante.
MARZIA BREDA, Museo di Zoologia
Sono Marzia Breda, da poco conservatrice del Museo di Zoologia. Sono appassionata di mammiferi e ho scelto per voi uno spettacolare esemplare naturalizzato di leone berbero.
Si tratta della sottospecie più grande di leone noto in epoca storica ma purtroppo ora estinto in natura. Subì una prima drastica riduzione in epoca romana a causa della cattura indiscriminata di migliaia di esemplari all’anno che venivano portati a Roma ed altri distretti dell’impero per i combattimenti circensi contro i gladiatori ed altre fiere. Gli ultimi esemplari selvatici furono abbattuti negli anni ’40 in Marocco. Forse i suoi geni sopravvivono in alcuni esemplari dei giardini zoologici, probabilmente ibridizzati con altre sottospecie.
Noto per la sua criniera molto folta, che dal collo si estendeva a tutto il petto e l’addome, si ritiene ora che non si trattasse di una particolarità genetica di questa sottospecie, ma di una caratteristica dovuta alle basse temperature delle pendici dell’Atlante in cui si era ritirato a causa della riduzione di areale dovuta alla pressione antropica.
MARA ORLANDO, Museo dell'Educazione
Sono Mara Orlando, la conservatrice del Museo dell’Educazione.
Ho scelto di presentarvi uno tra i più belli e importanti pezzi unici conservati nel Museo: il quaderno di calligrafia di Vincenzo Sproviero che risale ai primi anni dell’Ottocento. Privo di copertina, è costituito da 57 pagine cucite a mano lungo il lato più corto. Sono tutte prive di qualsiasi impressione tipografica e perciò furono scritte con la penna d’oca, lo strumento più usato all’epoca.
La varietà dei caratteri e la perfezione dell’esecuzione rendono ogni foglio degno di una incorniciatura.
Questo fa pensare ad un quaderno realizzato da un maestro di calligrafia desideroso di raccogliere il risultato della sua arte insieme a qualche testo da proporre per gli esercizi di scrittura ad alunni già esperti: dalle frasi altisonanti, ai motti classici e fino a qualche soave sonetto amoroso.
DANIELA CINQUEMANI, Centro di Ateneo per i Musei
Sono Daniela Cinquemani, una delle donne di Palazzo Cavalli. Ho iniziato la mia carriera in Università come tecnico di laboratorio, ma da diversi anni ormai lavoro in questo museo, dove svolgo, tra le tante altre, la funzione di addetta all'accoglienza.
Ogni giorno entro in questo palazzo, e rimango affascinata dal suo scalone monumentale: quando tutto è avvolto nel silenzio, si percepisce un'aura misteriosa e sembra che da un momento all'altro possa scendere dalle scale il fantasma di quella Vittoria Accoramboni, che fu qui barbaramente uccisa secoli fa. Se verrete a visitarci, fate attenzione, perché le scale racchiudono un segreto! C'è infatti il padrone di casa, il signor Cavalli, che ci osserva da uno degli affreschi alle pareti. Indovinate quale?
Questo splendido e misterioso scalone, che ho scelto per voi, fu affrescato nei primi anni del Settecento dagli artisti emiliani Giacomo Parolini e Antonio Felice Ferrari.
MARIAGABRIELLA FORNASIERO, Museo di Geologia e Paleontologia
Sono Mariagabriella Fornasiero. Sono laureata in Scienze Naturali e sono conservatrice del Museo di Geologia e Paleontologia.
Ho scelto per voi una conchiglia gigante, la più grande ciprea esistente, sia tra quelle fossili che tra quelle viventi, infatti è lunga ben 33 cm. È una nuova specie, chiamata Vicetia bizzottoi, caratterizzata da notevoli e particolarissime protuberanze del guscio, vissuta nell'Eocene superiore (circa 35 milioni di anni fa). Questo esemplare viveva probabilmente in acque più profonde e più fredde, molto ricche in ossigeno. Si è capito che in queste condizioni gli individui aumentano di dimensioni, diventano maturi più tardi e vivono più a lungo.
Ulteriori ricerche su questi molluschi potranno fornire informazioni importanti sulle conseguenze del riscaldamento globale e il cambiamento climatico in atto comporterà, oltre ai fenomeni già noti, un aumento del rischio di estinzione per i giganti del regno animale.
ALESSANDRA MENEGAZZI, Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte
Sono Alessandra Menegazzi, archeologa e conservatrice del Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte.
Il vaso accanto a me è un’elegante pelike a figure rosse di produzione magnogreca, un contenitore per contenere olio. Questo esemplare proviene dall’area apula, l’attuale Puglia, dove la forma assunse una connotazione funeraria, spesso in relazione a corredi funerari femminili. Le scene raffigurate sul vaso alludono al passaggio dall’età giovanile all’età adulta e in particolare sul lato in vista è presente il momento femminile: una ragazza con la palla, simbolo dei giochi dell’infanzia, ha accanto Eros alato che indica l’approssimarsi dell’uscita da questo status per entrare nella vita adulta con il matrimonio.
Il vaso è riferibile alla produzione del pittore di Tarporley (fine V - inizi IV sec. a.C.).
CHIARA MARIN, Patrimonio Storico Artistico
Sono Chiara Marin, assegnista di ricerca presso il Centro di Ateneo per i Musei.
Uno degli aspetti più entusiasmanti del mio lavoro? Visitare meravigliosi ambienti ancora inaccessibili al pubblico! Oggi ho scelto di condividere con voi parte della mia fortuna e accompagnarvi fino all'ultimo piano di Palazzo Cavalli, dove l'illusionismo barocco la fa da padrone. Alle mie spalle, l'affresco finge un servo moro che scosta una finta tenda per lasciarvi ammirare un dipinto dalla ricca cornice dorata, il quale si apre su un giardino con architetture classicheggianti...ovviamente solo dipinte!
Alla finta balaustra, che corre nella parte inferiore della parete, corrisponde quella reale, cui siamo appoggiati io e il mio "collega": sulla base in pietra reca inciso un numero in caratteri romani. Dice che serve a ricordare lo sfratto, che gli toccò negli anni Trenta del secolo scorso, quando per permettere il rifacimento dello scalone ormai pericolante lui e i suoi illustri compagni furono costretti a passare un po' di tempo, ohibò, dentro una cassa!
ROSSELLA MARCUCCI, Museo Botanico
Mi chiamo Rossella Marcucci, sono biologa e sono la conservatrice del Museo Botanico-Erbario dell’Ateneo.
Ho scelto per voi un campione d’erbario di rosa, un fiore che, più di altri, è simbolo di amore, bellezza, eleganza. Pianta di origini antichissime, la sua esistenza risale a circa 40 milioni di anni fa, come testimoniato da un’impronta fogliare fossile rinvenuta in Colorado; è invece del 2000 aC, e situato nel palazzo minoico di Cnosso, il più antico affresco di questo bellissimo fiore.
Amata e coltivata già dai Romani, nella mitologia greca la rosa era consacrata ad Afrodite (Venere). Ripresa poi dalla tradizione cristiana, la rosa bianca è associata all’immagine della Vergine Maria mentre la rosa rossa, derivata dal sangue perso da Cristo sulla croce, era generalmente considerata un simbolo di morte, di resurrezione e martirio, e per questo usato come attributo di molti Santi tra cui Santa Rosa da Lima, San Francesco, Santa Dorotea e Santa Rita. Uno dei fiori preferiti da Joséphine Beauharnais, moglie di Napoleone Bonaparte, che ne possedeva oltre duecento nel suo giardino della Malmaison, è un genere molto vasto con più di trecento specie originarie di Europa e Asia e decine di migliaia di cultivars.
Su questo foglio d’erbario c’è una rosa raccolta da Wilhelm Pfaff (1859-1933) in un giardino di Sant’Antonio, una frazione del comune di Kaltern (Caldaro, Bolzano), nel giugno del 1916. Fa parte delle “rose cinesi”, ibridi antichissimi arrivati nei giardini europei attorno alla seconda metà del Settecento.
ISABELLA COLPO, Patrimonio Storico Artistico
Io sono Isabella Colpo. Sono archeologa e storica dell’arte classica e sono la conservatrice del patrimonio storico-artistico di Ateneo.
Ho scelto per voi un dettaglio che amo particolarmente, nella Galleria del Rettorato a Palazzo Bo. Negli anni 1938-1943, infatti, l’architetto Gio Ponti collaborò al riallestimento della sede storica dell’Ateneo, disegnando gli arredi e scegliendo gli artisti da coinvolgere per le decorazioni ad affresco, d’intesa col rettore Carlo Anti. Qui arte contemporanea e design si fondono in un tutto armonico di estrema raffinatezza, con un’attenzione ai dettagli che non lascia spazio al caso.
Come nei giochi di luce di queste lampade disegnate da Gio Ponti, che all’imbrunire illuminano i simboli delle materie di insegnamento nell’affresco di Pietro Fornasetti.
LETIZIA DEL FAVERO, Museo di Geologia e Paleontologia
Sono Letizia Del Favero. Sono laureata in Scienze Naturali e lavoro al Museo di Geologia e Paleontologia.
Ho scelto per voi uno dei coccodrilli vissuti in Veneto durante l’Eocene. Questo rettile, assieme a molti altri fossili trovati nella nostra regione, racconta incredibili storie di insidiose paludi e lussureggianti foreste tropicali, mondi perduti risalenti a 40 milioni di anni fa. A quell’epoca, infatti, in Veneto c’erano un clima e un ambiente simili a quelli che oggi troviamo in esotiche località distanti da noi migliaia di chilometri.
Il nome di questa specie fossile di coccodrillo è Megadontosuchus arduini. Megadontosuchus significa “coccodrillo dai grandi denti”, che sono proprio una delle sue caratteristiche più evidenti.
Achille De Zigno descrisse la specie per la prima volta nel 1881 e la chiamò arduini per dedicarla a Giovanni Arduino, il padre della geologia italiana. La forma allungata del muso di questo coccodrillo del passato è simile a quella del cosiddetto “falso gaviale” che vive oggi nel sud est asiatico.
DALLA LONGA, Museo di Antropologia
Sono Elisa Dalla Longa. Sono un'archeologa, assegnista al Museo di Antropologia, dove mi occupo dei reperti preistorici e protostorici.
Ho scelto per voi una “tavoletta enigmatica” dal castelliere di Monte Orcino, in Istria, che risale a circa 3500 anni fa. È fatta in terracotta ed è decorata con cinque segni a forma di croce. Gli archeologi chiamano queste tavolette “enigmatiche” perché non sanno esattamente a cosa servissero: forse a contare, forse a trasmettere informazioni...
Ecco perché questo reperto mi piace e mi ispira: mi ricorda come tanto tempo fa le comunità che studio, ora scomparse, fossero vive e fatte di uomini e donne che lavoravano, che avevano desideri e sogni, che comunicavano.
MARIANGELA PASQUIN, Centro di Ateneo per i Musei
Mi chiamo Mariangela Pasquin e lavoro presso la portineria di Palazzo Cavalli, un palazzo storico che mi ha da subito affascinata per la bellezza dei suoi affreschi. Realizzati da Michele Primon alla fine del Seicento, rappresentano infatti arte, storia, religione, mitologia, ma ci parlano in realtà delle debolezze di noi esseri umani.
In questa giornata, in particolare, ho scelto di sottolineare l'importanza del mito di Atalanta: figura femminile forte e autosufficiente, è simbolo della donna capace e autodeterminata, che alla fine si innamora. Il mito racconta diverse sfaccettature dell'essere donna, ieri e oggi: la femminilità percepita come inferiorità, difficoltà di inserimento nel mondo lavorativo, la completa dedizione a uomini che annientano in tutti i sensi la propria donna, ritenendola una proprietà.
Proprio quest'ultimo aspetto risalta nell'affresco: i due ragazzi sono rapiti dalla passione, lei ciecamente si affida a Ippomene, come una ragazzina che gioca bendata, non curante degli impegni da rispettare.